Ascolta o viaggiatore quello che Grimnir ha visto vagando per strani luoghi e contrade, abitate da giganti di pietra e creature dei sogni..
Eccoci finalmente con il primo appuntamento di Strani Luoghi, la nostra rubrica per i viaggiatori curiosi di scoprire mete insolite.
Il primo luogo di cui tratteremo è il Bosco Sacro di Bomarzo, opera unica ed estremamente suggestiva che si trova in Italia centrale.
Entrare nello splendido Bosco Sacro è un’esperienza che riporta indietro il visitatore a tempi più felici, quando fantasia e realtà coesistevano in un unico mondo onirico.Realizzato a partire dalla seconda metà del 1500 dalla famiglia Orsini, il Bosco Sacro è popolato da divinità, creature e costruzioni nate dalle felici fantasie degli scultori che, in un unico ambiente, inglobano mitologia classica che si fonde perfettamente con gli spazi naturali.

La Maschera Infernale
Le divinità che abitano il bosco giacciono eterne e immobili, nelle loro vesti di pietra, in una dimensione superiore della quale il visitatore entra a far parte: camminare tra le grandi sculture del parco è come tornare in parte bambini o, per quei visitatori che non hanno mai davvero abbandonato il reame dei sogni, è come tornare a casa, tra le proprie fantasie.
Nettuno, Cerere, Proserpina, e ancora Echidna, la Furia, Proteo Glauco, la Sfinge, Ercole e le altre statue sono la testimonianza di quello che l’arte e l’ingegno umano possono costruire quando adoperate con ispirazione onirica.
Il giro del parco comincia varcando un portale che ben si presta a simboleggiare il passaggio da una dimensione all’altra: i giardini comuni, che fanno da atrio al Bosco Sacro, cedono il passo ad un regno onirico a cui si accede varcando la soglia protetta dalle “mura”.
Subito una sfinge si staglia davanti al visitatore e lo avverte:
Chi con cigli inarcate et labbra strette non va per questo loco manco ammira le famose del mondo moli sette
La Sfinge, animale mitologico dal corpo di leone e dalla testa di donna, è una creatura antichissima: usata dagli egizi come simbolo di protezione per il viaggio nel mondo dei morti del faraone, la sfinge nella cultura greca è custode di Tebe ed è collegata al mito di Edipo, a cui ha posto il famoso enigma.
La sfinge quindi è una silenziosa guardiana la cui sola presenza serve a proteggere chi si affida alla sua forza ed è un simbolo tuttora usato, specie nei tarocchi dove appare nella carta de La Ruota.
Proseguendo lungo la strada e seguendo un sentiero che conduce ad un ruscello, ci si imbatterà dapprima nell’imponente statua di Ercole, mentre sta per uccidere Caco immortalato nella stretta dell’eroe, e successivamente in una gigantesca tartaruga di pietra, fiancheggiata dalle enormi fauci di un’orca, che spunta proprio al di sopra del corso d’acqua.
La passeggiata prosegue costeggiando una fontana con un Pegaso rampante ed il Ninfeo sul quale svetta un bassorilievo delle Tre Grazie, reso ancora più bello dalla cornice di muschio che si sposa con la scultura di roccia, creando un legame tra madre natura e l’arte dell’uomo e che è presente in ogni scultura del parco e che assume ancora più significato di fronte alle tre divinità, intimamente legate alla bellezza e alla natura.
Altra figura femminile, di grandissima importanza, che si incontra subito dopo, è Iside, divinità egizia moglie di Osiride e madre di Horus.
Chiunque conosce la storia di Iside la quale, dopo aver ricomposto lo sposo fatto a pezzi dal fratello Seth, concepisce il vendicatore Horus dalla testa di falco, primo faraone dell’Egitto.
La dea successivamente è legata a culti iniziatici, sviluppatisi in era romana ed è legata a quel dominio tipico delle divinità madri, potenti e piene di significato, legate spesso, in un modo o nell’altro, al mondo dei morti ed alla magia.
Non deve stupire quindi che Iside sia rappresentata nel parco quasi come una Madonna.
Effettivamente non solo Iside ma tutte le divinità femminili che abitano il bosco sacro hanno un aspetto legato alla natura, alla maternità ed all’oltretomba.
Proseguendo il giro si giungerà al teatro, in cui vi è una colonna scolpita, raffigurante la testa di un satiro o, presumibilmente, dello stesso Pan.
Subito dopo il teatro vi è una delle attrazioni più sconcertanti dell’intero bosco: la Casa Pendente.
Questa stravagante costruzione, che poggia su un lato stesso del parco, è tale da sconvolgere la percezione geometrica del tutto.
Non solo la costruzione è difficile da afferrare inizialmente, ma potendola visitare dall’interno, si potranno percepire le follie di un mondo in cui la fisica obbedisce a regole strane e diverse e lo stesso spazio si prende gioco di noi.
Camminare all’interno della Casa Pendente è come cercare di camminare quando si è stravolti dall’alcol.
Forse non è un caso se, proprio dopo aver passato la Casa Pendente, si accede alla parte superiore del parco che è decisamente la più sorprendente.
Il giardino si apre, non più limitato dalle rocce circostanti, e si schiude sulla figura centrale di Nettuno, poggiato su un baldacchino di pietra.
Lo sguardo della divinità si perde oltre il visitatore, come se continuasse a vivere in modo perpetuo nella sua dimensione dorata, irraggiungibile per i mortali.
La sua corte di muschio e roccia lo circonda, il suo è un trono di pietra ed è circondato dalla regalità di cui è pieno.
Davanti a lui giace Cerere, dea del raccolto, madre di Proserpina.
Come Iside un’altra divinità della natura, madre, allo scorrere del tempo ed agli inferi.
Cerere è immensa, bellissima e potente nel suo elemento naturale e lo spettatore mortale, ancora una volta, non può fare altro che osservarla nella sua dimensione irraggiungibile.
Procedendo ancora, sui lati dell’atrio di Nettuno, l’Elefante domina la scena, davanti all’altrettanto magnifico Drago, in lotta con un leone.
Superate le due sculture, si affronta quella che è una delle più suggestive sculture dell’intero parco: la Maschera Infernale o l’Orco.
Le immense fauci dell’orco, che sembrano quasi condurre ad un regno sotterraneo e si spalancano inghiottendo il visitatore, introducono a quella che si preannuncia una gita negli inferi: risalendo la salita subito si incontra Cerbero vicino alla regina infernale Proserpina.
Persino il Baldacchino Etrusco non fa altro che ricordare al visitatore quali confini egli stia passando: il baldacchino difatti assume più l’aspetto del coperchio di un sepolcro e non a caso prende il nome da un cultura antica e profondamente legata al mondo sotterraneo.
Proserpina non solo si trova all’ingresso di quelli che possono essere considerati gli inferi, ma funziona da panchina, accogliendo gli stanchi visitatori tra le sue braccia, come ad accentuare l’aspetto materno di questa dea relegata negli inferi.
Concludono il giro le stupende statue della Furia e di Echidna, sposa di Tifeo e madre di mostri, e il bellissimo tempio sulla sommità del parco che riprende lo stile dei più antichi templi greci.
Il Bosco Sacro è, in definitiva, un posto unico che rapisce il visitatore e lo riporta nella dimensione dei sogni.
E’ una tappa imperdibile per chi ama non solo l’arte ma soprattutto per chi ancora si circonda delle atmosfere dei miti e porta con sé le antiche divinità della nostra terra.
Ci sono stato due annetti fa. Un luogo magico, davvero.
Assurda la casa pendente. Muoversi al suo interno è un’esperienza che bisognerebbe fare almeno una volta nella vita! Ghgh.
Effettivamente la casa pendente mette alla prova lo stomaco.
La mia ragazza non c’è riuscita a percorrerla :P.
Tsk, tanto pronte a comandare e a fare le bulle e poi si perdono per così poco!
Mi ha fatto troppo ridere… quando decidi di uscirne e muovi il primo passo verso la porta vieni letteralmente buttato fuori dalla pendenza del pavimento! 😀
E’ totalmente folle :D!