Tra i nemici dell’ordine naturale delle cose vi sono i giganti, creature immense e primordiali, simbolo della natura selvaggia e incontrollabile.
Già altre volte abbiamo parlato sul nostro sito dell’importanza simbolica delle divinità, figure capaci di mettere ordine nel caos e che, spesso e volentieri, sono contrapposte a creature antiche e immense, che invece sono gli araldi di un universo giovane e selvaggio, vitale e grezzo nella sua forma.
Gli scontri tra dèi e giganti animarono così le fantasie dei primi uomini, che nella feroce battaglia tra le scintillanti schiere divine e le temibili orde di giganti rivedono la loro lotta in un mondo ostile e non controllato, in cui la civiltà, in mezzo a tante barbarie, diventa la conquista più grande, una luce nelle tenebre e un bastione contro gli istinti più oscuri.
Nonostante la feroce lotta che li anima però, spesso e volentieri, gli dèi sono i parenti più stretti dei giganti o dei titani e le due stirpi si mescolano e confondono in più occasioni.

Zeus affronta i Titani
Titanomachia è un termine usato per descrivere la grande lotta tra Zeus, affiancato dai suoi fratelli, e i potenti Titani, progenitori a loro volta degli dèi e signori dell’universo primordiale.
Il padre di Zeus, Crono, dopo aver evirato il padre Urano con una falce datagli dalla madre Gea, prese in sposa la sorella Rea e regnò sul creato, assieme ai suoi fratelli.
Per evitare di essere detronizzato come Urano, Crono cominciò a divorare i suoi figli finché un giorno Rea, addolorata per la sorte dei suoi figli, partorì Zeus ma diede in pasto a Crono una pietra, salvando così il neonato dalla prigionia.
Zeus poté così crescere sano e forte a Creta e liberò i suoi fratelli, Ade e Poseidone, e le sue sorelle Estia, Demetra ed Era, dalla prigionia del padre.
La stessa Gea, che aveva armato in passato la mano del figlio con una falce, disse al nipote Zeus di liberare i ciclopi imprigionati da Crono che, per gratitudine, diedero al futuro sovrano l’arma più potente di sempre: le folgori.
Zeus e i suoi fratelli combatterono così i Titani in una guerra lunga e sanguinosa, una lotta tra consanguinei per il dominio incontrastato sul creato.
Alla fine Zeus vinse la guerra grazie ai fratelli dei Titani, i mostruosi Centimani, chiamati Cotto, Briareo e Gige, dotati di cento braccia e numerose teste.
Grazie al numero delle loro braccia, i tre fecero piovere in grande quantità massi addosso ai titani, che vennero così sconfitti e vennero rinchiusi nel Tartaro dove tutt’ora risiedono.
Zeus vittorioso poté così prendere possesso del trono che era stato del padre e regnare sulla nuova stirpe divina.
Nel corso del lungo regno di Zeus il più grande pericolo contro cui si dovette confrontare fu il mostruoso Tifeo.
Tifeo era un figlio minore di Gea e non aveva eguali in quanto a potenza, nemmeno tra dèi e Titani.
Le sue dimensioni erano immense e la metà inferiore del suo immenso corpo alato era costituita da due code di serpenti.
Alla sua vista le divinità scapparono in Egitto e si trasformarono in animali per non essere trovate e solo l’intervento di Atena convinse il padre Zeus a reagire.
La furia di Tifeo era incontrastabile ma Zeus lo sfidò lanciandogli le sue folgori e affrontandolo con la falce di acciaio del padre.
Tifeo venne ferito ma, nel momento in cui Zeus gli si avvicinò per colpirlo con la falce di acciaio di Crono, lo avvolse nelle spire del suo mostruoso corpo e, dopo averlo immobilizzato recidendogli i tendini di braccia e gambe, lo nascose in una grotta, custodito dalla dragonessa Delfine, dove nascose anche i tendini recisi.
Solo l’intervento di congiunto di Mercurio, che rubò i tendini a Delfine, e di Pan, che con le sue urla scacciò Tifeo, riuscirì a mettere in salvo la situazione: Zeus ritrovò le forze e scagliò addosso a Tifeo l’intero Etna, condannando l’ultimo figlio di Gea alla morte e ristabilendo così il suo dominio.
L’ultima grande minaccia per l’ordine cosmico di Zeus venne infine dai Giganti,nati dalle gocce del mutilato Urano e appoggiati dalla stessa Gea e anche dai Centimani.
In quest’ultima battaglia Zeus venne affiancato dal figlio Eracle, grazie alla forza del quale ottenne la vittoria sull’ultima delle stirpi di Gea.

La dea Hel
Se la guerra degli dèi dell’Olimpo contro le stirpi progenitrici è totale e porta alla sconfitta netta degli antichi tiranni, lo stesso non si può dire per quel che riguarda la mitologia norrena.
Nei miti norreni difatti, i giganti, chiamati Jotunn, non sono solo progenitori ( a volte mischiandosi anche con gli dèi), ma conducono la loro esistenza nel loro mondo, Jotunheimr, e la loro è una minaccia costante: i cancelli di Asgard, la patria degli Aesir, sono costantemente assediati da giganti vanagloriosi (e che spesso vengono ingannati).
Gli Aesir combattono quindi una guerra eterna contro di loro, volta a mantenere l’ordine nei nove mondi che poggiano su Yggdrasill.
La tradizione norrena è certamente dalle tinte più fosche e violente oltre ad essere estremamente affascinante nella contrapposizione, marcata più che mai, tra natura caotica e natura ordinata che tuttavia devono coesistere per l’equilibrio.
Secondo il mito dalle fiamme di MuspeIl e dal ghiaccio di Niflheimr nacque il primo essere vivente: Ymir il gigante di ghiaccio.
Ymir è quindi generato dall’unione di opposti e dal suo corpo Odino e i suoi fratelli, dopo averlo affogato nel sangue, generarono la terra, il mare, le nuvole, gli alberi, le montagne e il recinto degli uomini, Midgard.
Anche Odino ha sangue di gigante nelle proprie vene e, nei molti miti di cui è protagonista, se la vede proprio con i giganti, sempre desiderosi di mostrarsi superiori agli dèi (fallendo il più delle volte).
Famoso per la sua abilità in battaglia contro i giganti è Thor il quale, in innumerevoli occasioni, è chiamato a fronteggiare il gigante di turno su cui abbatte, con tutta la sua forza, il suo martello Mjollnir.
Il nefasto Loki, dio del caos, è figlio di giganti e, sempre accoppiandosi con una gigantessa, ha generato i suoi tre mostruosi figli: Fenrir, il feroce lupo che divorò la mano di Tyr, Hel, la guardiana del regno dei morti, e il serpente Jörmungander.

Giganti che rapiscono Freya
Proprio Loki, una delle figure più conosciute del pantheon nordico, può essere visto come anello che lega i giganti agli dèi: come gli dèi, a volte, Loki serve l’ordine e rende servigi agli Aesir (egli stesso regala la lancia Gungnir e il cavallo Sleipnir ad Odino) e ordisce inganni ai danni dei giganti ma è altrettanto vero che i suoi comportamenti meschini e machiavellici portano rovina e distruzione.
Loki è famoso quindi per le sue trovate maligne, per la sua lingua lunga sempre pronta a gettare discordia tra gli Aesir, per aver generato le streghe.
Egli è il fuoco nel suo aspetto distruttivo, contrapposto a Heimdallr (figlio a sua volta di nove gigantesse), il custode dell’ordine, che invece è il fuoco nel suo aspetto domato e utile all’uomo.
Le schiere di giganti sembrano infinite e il loro numero, nonostante le perdite dovute alle lotte con gli Aesir, non sembra diminuire nel tempo inoltre, a rafforzare ulteriormente il loro legame con la natura selvaggia, esistono diverse tipologie di giganti ognuna legata ad un elemento: oltre ai già nominati giganti del ghiaccio esistono infatti anche i temibili giganti del fuoco, oltre che giganti del mare e della roccia.
I giganti, essendo creature progenitrici e legate all’inizio, sono anche in possesso di conoscenze ancestrali (come la birra!) che a volte gli Aesir bramano per sè stessi.
In seguito la figura del gigante è mutata, è entrata sempre di più nel folklore e si è trasformata in quella del Troll, creatura divora uomini, dall’intelletto limitato e che, con il tempo, si differenziarono sempre di più dai Jotunn delle origini.
I Troll quindi sono spaventati dai fulmini (ricordo ancestrale delle martellate di Thor) e se esposti alla luce del sole diventano di pietra, risiedono in posti isolati (ad esempio sotto un ponte) e importunano i viaggiatori tanto sfortunati da incontrarli sul loro cammino.
La lunga lotta tra Aesir e giganti, che tanti miti ha generato, è destinata a durare fino al giorno del crepuscolo degli dèi, il Ragnarok, in cui avverrà la battaglia finale tra le due stirpi, che si consumerà nel fuoco del gigante Surt, ma di questo, noi di Yggdrasil, ne parleremo un’altra volta in modo più approfondito.
Quel che è sicuro è che i giganti esistono: possiamo sentire la loro voce nella risacca, il loro respiro nel vento, e la loro ira in quei fenomeni incontrollati che la natura abbatte sui suoi figli prediletti e che tuttora generano sgomento per l’incapacità di controllarli.
Eppure, nonostante la loro pericolosità, i giganti sono necessari e un mondo senza caos senz’altro sarebbe un mondo troppo noioso in cui vivere .
Lunga vita ai Giganti!