Ninna nanna, ninna oh,questo bimbo a chi lo do?
Se lo do alla Befana, se lo tiene una settimana.
Se lo do all’uomo nero, se lo tiene un anno intero.
Se lo do al Bambin Gesù, se lo tiene e non ce lo da più.
Duérmete niño, duérmete ya…Que viene el Coco y te comerá.
Nel mondo oscuro delle fiabe e dei racconti popolari, i più piccoli sono i bersagli prediletti di mostri e orchi che, la maggior parte delle volte, abitano foreste oscure e luoghi maligni, lontani quindi dal caldo e sicuro ambiente familiare.
Sfortunatamente però, esistono creature che non si fanno scrupoli ad effettuare visite a domicilio ai pargoli più vivaci e irrequieti, altre ancora addirittura abitano sotto il letto o l’armadio del malcapitato di turno , in attesa del momento giusto per ghermire il bambino viziato di turno nel sonno, con i loro artigli affilati, e riservargli una fine raccapricciante.
Nel passato, generazioni intere di bambini, figlie di un mondo ancora legato ad un passato pagano popolato da spiriti, sono cresciute nel terrore di essere punite per i loro scherzi e marachelle e, nel buio e nel silenzio della loro stanza, dove ogni piccolo rumore diventa il verso di un demone, hanno aspettato il temibile uomo nero.
L’ uomo nero attraversa gli incubi di ogni bambino, con la certezza che ogni capriccio e comportamento sbagliato, gli possa dare il diritto di rapire e maltrattare e, nei casi peggiori, uccidere senza pietà la simpatica canaglia a cui ha deciso di far visita.
Sono gli stessi genitori a invocarlo, nelle filastrocche e nelle ninne nanne, per placare i propri figli fin troppo vivaci e per cercare di renderli più obbedienti e rispettosi, instillandogli spesso, senza volerlo, quello che diventa puro e semplice terrore del buio.
Il ritmo monotono e la cantilena tipica della ninna nanna diventano quindi un monito e un richiamo a quell’essere mostruoso, in perenne attesa negli angoli più remoti della stanza, che passa il tempo ad affilare i suoi artigli e a contare i minuti che lo separano dal suo prelibato banchetto.
Secondo i racconti, l’aspetto del diabolico vendicatore è semplicemente inquietante: completamente avvolto in un manto nero, dai lineamenti volutamente confusi, così che ogni bambino, vittima della sua stessa fervida immaginazione, possa dargli le sembianze più spaventose , è sospeso in aria, come se non avesse le gambe.
L’uomo nero diventa così una sorta di persecutore personale del bambino, un oscuro coinquilino con cui condividere le notti.
L’efferatezza delle fiabe e dei racconti non è, ovviamente, fine a se stessa ma in passato serviva non solo per intrattenere, ma anche per insegnare in modo immediato ai bambini che ogni buona azione comporta una ricompensa mentre una malefatta avrebbe comportato quasi sicuramente una punizione, da scontare nel peggiore dei modi.
L’uomo nero è un’entità praticamente universale: nel nostro paese è conosciuto anche come Babau, oltre che con un numero impressionante di altri nomi, meno noti, figli di realtà popolari distanti e diverse, in Nord America è conosciuto come Bogeyman, e mantiene praticamente le stesse caratteristiche del nostro uomo nero, in Giappone prende le sembianze di Neko-Bakè, una strega dalle sembianze di gatto che si nutre di bambini disobbedienti, in Francia è chiamato croquet-mitaine, nei paesi iberici diventa Mano Negra ed El Cucuy, demone abitatore di ombre, anch’esso con l’abitudine di divorare bambini, in Corea viene chiamato Kotgahm, dalle sembianze di un vecchietto con un sacco in spalla in cui infilare i bambini disubbidienti e capricciosi, in Germania è chiamato Boggelmann, in Portogallo è conosciuto come homem do saco e così via per ogni paese del mondo.
Dato il periodo di festa imminente, merita inoltre una menzione speciale, tra i tanti uomini neri citati, il Krampus, diavolo che si occupa di punire i bambini cattivi nel periodo natalizio.
Il Krampus ricorda un diavolo o un satiro, con lunghe corna e con una pelliccia a coprirgli il corpo: sembra il classico dio silvano demonizzato e, in effetti, anche il Krampus viene dai boschi e, come da copione, è soggiogato da San Nicolò che è l’unico in grado di scacciarlo.
La notte del cinque dicembre, vigilia della festa di San Nicolò, in molti paesi delle Alpi, ha luogo la sfilata dei Krampus: dopo il tradizionale corteo del santo, figuranti mascherati da diavoli inferociti, in mezzo al frastuono provocato dai campanacci e dalle urla, imperversano nelle strade, prendendo di mira i malcapitati visitatori ed elargendo, con generosità, la loro spietata “giustizia” con frustate.
Lo spettacolo è estremamente suggestivo e le orde di Krampus scalmanati si accaniscono sulle loro vittime, pescando a caso tra uomini, donne e bambini, costringendo talvolta quest’ultimi a inginocchiarsi e confessare i loro comportamenti sbagliati.
Là dove il santo porta regali e doni ai bambini buoni, il Krampus porta invece ai cattivi la giusta punizione e quando il bambino si è dimostrato eccessivamente cattivo, come gli altri uomini neri, non esita a rapirlo e imprigionarlo nella cesta che porta con sé.
Il Krampus quindi diventa la controparte malvagia di Santa Claus, una sorta di aiutante tenebroso, dall’aspetto diabolico e dallo sguardo di fuoco, talmente iconico che non solo mette in ombra il protagonista della festa, il meno carismatico San Nicolò, ma diventa l’incubo dei bambini dispettosi.
La fama del Krampus è tale che anche in passato sono state dedicate alla sua figura moltissime cartoline e tutt’ora la festa è decisamente sentita e attira moltissimi visitatori.
Spesso all’insegna dell’umorismo più macabro, le cartoline mostrano il Krampus alle prese con paffuti bambini viziati, nell’atto di indicargli la cesta o mentre cerca infilarceli con le proprie mani.
Il Krampus quindi in queste cartoline diventa ancora più pittoresco: nonostante sia una figura temibile, è rappresentato come la spalla di Santa Claus, intento ad accompagnarlo nelle sue visite nelle famiglie e a compiere altre azioni stravaganti, come guidare un’auto con tanto di santo come passeggero e con una cesta sul retro, carica di bambini viziati che, quasi sicuramente, faranno una brutta fine.
Con questo articolo noi di Yggdrasil auguriamo ai nostri lettori un buon Natale, o Sol Invictus o Yule, o quel che preferite e vi ringraziamo per seguirci ancora dopo quasi un anno dall’apertura del blog!
Ricordatevi solo di lasciare qualche biscotto, una tazza di latte o magari anche qualcosa di più forte a Babbo Natale, dopo tutto c’è ancora chi crede in lui!
Bell’articolo!
Si legge che è un piacere.
Altra figura interessante, italiana, imparentata con il Babau è il Gatto mammone.
Cioè, come non amarlo? Così, a scatola chiusa!
P.S – Quell’immagine del Babau animato mi ricorda qualcosa.
La serie animata degli Acchiappafantasmi?
Si è lui :D!!
E’ stato il mio personale Babau!!!
Grazie per i complimenti e dei suggerimenti Cappellaio:D!
buon Natale! una bella bottiglia di vodka per Babbo Natale va bene? così si riscalda un po’!
(quante favole e racconti suscitano paure che non esisterebbero!)
Auguri anche a te!!
Sicuramente il vecchio Babbo Natale apprezzerà la bottiglia di vodka :D!
La paura non penso sia tanto suscitata dalle fiabe, ma proprio dalla natura umana che tramite i personaggi delle fiabe dà forma a queste paure :)!
Di certo un mondo senza uomini neri nell’armadio sarebbe un mondo meno interessante!
E grazie anche per il commento :D!
🙂